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17 SDGs

In uno di quei momenti in cui tutti gli insegnanti si ritrovano a dover decidere se sentirsi supereroi o completi fallimenti, ci sono quelle ore incerte, nelle quali ti metti a pensare se quello che stai facendo abbia un senso, se rispecchi ciò che avevi programmato, se gli alunni stiano rispondendo bene agli obiettivi che avevi individuato per loro, se quello che stai insegnando servirà mai ai ragazzi che hai davanti, se tu sia sufficientemente INCLUSIVA…

Eccola là che salta fuori: BIBIDIBOBIDIBU’!! Inclusione! La parola magica che tutto sembra risolvere nel vocabolario dei decisori per la scuola ma che di scuola non hanno visto mai masticato granché…Anzi, non inclusione ma INCLUSIVITÀ (in certi uffici passano più tempo a mettersi d’accordo sulle parole che sui contenuti). Inclusività: vale a dire, facile a dirsi ma più difficile a farsi…progettare lezioni, attività che considerino tutti gli alunni come individui con Bisogni Educativi Speciali…sì, certo…in classi di 28…senza compresenza, sommersi da scartoff…ok basta polemiche e qui mi fermo sennò non la smetto più…Inclusività, dicevo, e FORMAZIONE…l’altro magico ingrediente salvatutto di questi tempi. Ma nonostante la desolazione e pressappochismo formativi che circondano il mondo della scuola, quello che è sicuro che ogni insegnate DEBBA veramente formarsi, debba provarci sul serio e impegnarsi a fondo perché davvero ogni alunno abbia una sua identità riconosciuta e ascoltata, un suo personale approccio allo studio e metodologie che più “chirurgiche” non si può.

Ci vuole tanto studio, tanta formazione, ma di quella seria e vera, non di quella che, sempre più spesso, con le braccia e altro che cadono sotto la scrivania, ci ritroviamo a seguire dai canali ufficiali dei burocrati dell’ultimo minuto (che lascerei mezz’ora in DAD con una qualsiasi classe delle medie, sicura che dopo venti minuti correrebbero a piangere dalla mamma perché qualsiasi studente sarebbe più preparato di loro a gestire un collegamento e una lezione a distanza). Basta Serena, costruisci e non distruggere…”metti la cera, togli la cera”…

Quindi formazione di quella seria…ed eccomi che mi ritrovo con in mano un fascicolo preso in un seminario di Oxfam, di qualche anno fa…uno di quegli anni prima che il mondo cambiasse un’altra volta e la pandemia ci facesse capire che noi esseri umani non impariamo neanche dalle catastrofi.

Eccomi, dicevo, con in mano un libretto improntato sui 17 SDG’s, ed un mondo mi si è aperto. L’impasse che sentivo quella mattina – quel giorno avevo deciso per “un totale fallimento” –  si è sbloccata. I diciassette obiettivi dell’agenda 2030, diciassette argomenti di studio, diciassette campi semantici, 17 spunti per parlare con gli alunni di tematiche calde per i prossimi cento anni, 17 “problems to solve”(e dai ancora col burocratese..), 17 LOGO…e allora arte, geografia, tecnologia, italiano, mi sono venuti incontro. Diciassette cartoncini che riprendono il colore dei SDGs, il disegno ricreato in maniera tattile e la scritta in BRAILLE per l’alunno non vedente della mia classe, parole significative che possono arricchire il lessico dello stesso alunno e che permettono anche a tutti gli altri di riflettere attorno a termini carichi di significato, e per finire, neanche a farlo apposta, recupero di sedie rovinate della scuola grazie al progetto DecoriAmo la scuola, ormai un MUST nel nostro Istituto..

17 SDGs…What else?

 

 

 

“Fare la professoressa? Giammai! E così, invece, dopo mille lavoretti, le adorate vetrate artistiche, la passione per il teatro, un compagno, una figlia, una laurea, abilitazioni per l’insegnamento dell’inglese e una specializzazione per il sostegno, cuoca (ah no..quello giammai davvero)..ho trovato il mio posto nel mondo alla mia scuola media del cuore.”

Serena Falchi, IC Vasari, Arezzo

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